COLONNA - PALAZZO BARONALE

 

Il principio guida del restauro proposto è, quindi, l’arresto del degrado ed il consolidamento di tutte le strutture che compongono l’edificio con, solo se strettamente necessario, la sostituzione degli elementi completamente deteriorati.

Il palazzo, una volta restaurato, ospiterà la nuova sede comunale e l’antiquarium per la conservazione di reperti archeologici rinvenuti nella zona dei castelli romani.

Il mutamento delle destinazioni d’uso comporterà minime modifiche della distribuzione interna storica, ma, per permettere a chiunque la fruibilità dell’edificio su tutti i livelli ed in tutti gli ambienti del Palazzo si è reso necessario l’inserimento di un vano ascensore. La fruibilità degli spazi interni e di quelli esterni è uno dei temi principali del progetto di restauro e riuso che si è voluto portare avanti. Il progetto di restauro non vuole infatti essere solo fine a se stesso, bensì perseguire due obiettivi ben precisi che si concretizzano nel realizzare per i cittadini di Colonna una nuova sede comunale maggiormente funzionale e rappresentativa e nel costruire un importante presupposto per la riqualificazione dell’intero centro storico.

La necessità di adeguare l’originale distribuzione interna, frammentata da divisioni posticce legate all’uso improprio del palazzo, alle nuove esigenze funzionali non ha comportato particolari trasformazioni.

Uno degli obiettivi del progetto è stato quello di rispettare il più possibile l’attuale suddivisione principale degli spazi interni ed esterni, le volumetrie ed i rapporti volumetrico/ambientali con il contesto.

IL PROGETTO

 Il progetto di recupero e restauro si pone come obiettivo principale quello di mantenere, nei limiti della fattibilità tecnica, la lettura dell’organismo originario del “Palazzo Baronale” ma affronta, al tempo stesso, le problematiche originate dalle varie interferenze esistenti tra il contesto urbano e l’edificio, nonché quelle tra le varie porzioni dell’edificio stesso. In ambito strutturale ciò si traduce nel progettare tutti gli interventi tecnici, necessari ad eliminare il dissesto strutturale, adottando una metodologia che individui soluzioni compatibili con le caratteristiche costruttive del palazzo e che sia concepita con lo scopo di consolidare anche antisismicamente la struttura esistente.

LA STORIA DI PALAZZO COLONNA

Per procedere all’analisi delle vicende costruttive del palazzo baronale di Colonna, e tentare di ricostruirne filologicamente la storia – ovvero quella della sua prima realizzazione e delle successive trasformazioni, è possibile ripercorrerne le fasi salienti, distinte di seguito mediante un’operazione di “astrazione” in cinque raggruppamenti cronologici principali.

1)   Fase romana e medioevale (secoli V a.C. – XIV) relativa cioè alle strutture preesistenti alla fabbrica del palazzo, delle quali rimangono oggi solo alcune tracce, la cui importanza è tuttavia rilevante, poiché, pur essendo le costruzioni riferite a tale fase andate completamente distrutte, esse condizionarono inevitabilmente le scelte progettuali successive.

2)   Fase moderna (secoli XV-XVI) durante la quale venne realizzato il palazzo baronale della famiglia Colonna, che costituiva il principale e più rappresentativo edificio del feudo o castello de “la Colonna”, del quale la fabbrica attuale conserva tuttora l’impianto e la veste architettonica originari.

3)   Fase seicentesca – settecentesca, corrispondente al passaggio di proprietà del feudo dalla famiglia Colonna a quella Ludovisi (1622), e da questa ai Pallavicini Rospigliosi (1670), nonché il cambiamento della sua destinazione d’uso (e della sua immagine rappresentativa) da principale edificio del feudo, a sede distaccata del governo baronale che faceva capo al ducato e alla città di Zagarolo, e la sua parziale utilizzazione come carcere. A tale fase è riferita anche la realizzazione della chiesa di San Nicola (1755-1771), insistente sull’angolo occidentale del palazzo, peraltro mancante, che, invadendone parte del prospetto, ne modificava sostanzialmente la percezione frontale.

4)   Fase ottocentesca, caratterizzata dalla fine del governo baronale (1849) e del dominio pontificio (1871), nonché dalla destinazione d’uso del palazzo a sede dell’amministrazione municipale. Poco prima dell’Unità d’Italia veniva probabilmente abbassata la quota di calpestio del piano stradale circostante il palazzo, mentre lo spazio della piazza, chiuso scenograficamente in origine dalla mole del suo fronte principale, veniva invaso da alcune costruzioni sistemate a delimitazione della nuova strada che costituiva uno stretto cannocchiale prospettico puntato sul portone di ingresso; interventi questi che hanno determinato l’alterazione irreversibile della fruizione visiva dell’edificio, fino a quel momento “aperta”, e del suo rapporto con la città della quale il palazzo baronale costituiva da secoli il fabbricato principale.

5)   Fase novecentesca, contraddistinta dalle profonde trasformazioni indotte nella facies architettonica dell’edificio e nella sua fruizione visiva da più di una radicale (ma soprattutto estrema) scelta progettuale. Intorno alla metà degli anni ‘20 veniva rimossa la copertura a tetto a falde del corpo di fabbrica longitudinale prospettante sulla piazza principale, sistemata successivamente a terrazza. A tale intervento faceva seguito negli anni ‘50 la realizzazione del serbatoio idrico nel cortile interno, la cui mole ne invadeva fisicamente l’area, alterandone irreversibilmente lo spazio e modificando pesantemente la percezione del paesaggio.

Superato il portale principale d’accesso e percorso l’androne, di cui si mantengono la funzione distributiva e la leggera pendenza, si giunge al portico del piano terra che, una volta chiuso con ampie vetrate, diventerà, come per il portico del primo piano, l’elemento di connessione e distribuzione ai diversi ambienti che su di esso affacciano ed, al tempo stesso, uno spazio di attesa nonché di esposizione in occasione di manifestazioni culturali. Gli attuali ambienti interni del piano terra non subiranno modifiche sostanziali se non per quello che un decennio fa era il centro anziani del Comune. Per questo locale è prevista una modifica dell’attuale solaio di calpestio presente nella sala più a sud, la cui quota d’imposta, ora sopraelevata, nel post operam, coinciderà con quella del piano terra. Questo intervento sommato alla demolizione della parete divisoria, anch’essa successiva alla prima fase di realizzazione dell’opera, consentirà di leggere nuovamente in maniera completa la volta a padiglione di copertura così come avveniva in origine. Sempre all’interno dello stesso locale, al fine di una migliore fruibilità degli spazi, si prevede la demolizione di parte della parete divisoria presente, di cui rimarrà un solo pilastro centrale, e l’inserimento di un ascensore nel rispetto della normativa sulle barriere architettoniche. L’ascensore è stato come elemento “inglobato” nel palazzo, e quindi nella sua struttura, ma al tempo stesso da essa completamente indipendente, in quanto, dotato di propria struttura isolata rispetto alla muratura esistente. L’ascensore, inserito all’interno dello spessore murario, in prossimità dello scalone di rappresentanza, sarà quasi completamente realizzato con materiali trasparenti con la volontà di “smaterializzarlo” rispetto all’organismo originario.

Un altro intervento di modifica previsto per il piano terra è la demolizione del pilastro posto al centro del locale che attualmente ospita le botti, nell’angolo nord – est del palazzo. Il pilastro in questione, la cui unica funzione è quella di sostenere la volta e di sorreggere la trave di copertura, verrà demolito in tutti piani. Il rifacimento delle coperture ed il consolidamento delle murature perimetrali e delle volte rendono inutile la sua permanenza. La sala in questione, liberata dal pilastro centrale diventerà un grande spazio espositivo e, successivamente al consolidamento della volta, ospiterà l’antiquarium.

Al piano terra sarà inoltre possibile trovare gli uffici con maggiore contatto col pubblico come l’ufficio del protocollo, l’anagrafe ed i servizi sociali.

Come già accennato la fruibilità degli spazi interni e di quelli esterni è uno dei temi principali dell’intervento di recupero che si palesa nel progetto lasciando, come in origine, in diretto rapporto tutti gli ambiti del palazzo attraverso i diversi collegamenti orizzontali e verticali.

Percorrendo la scala posta nel lato sud-est del palazzo od usufruendo dell’ascensore si giunge al primo piano, il piano nobile, dove trovano collocazione gli uffici del sindaco e del suo staff, l’ufficio della ragioneria, l’ufficio tecnico e la sala consiliare.

Anche al primo piano la chiusura del portico con ampie vetrate permette la realizzazione di uno spazio di distribuzione tra i diversi uffici ma costituisce al tempo stesso anche un luogo d’attesa dal quale poter approfittare del panorama verso l’abitato storico sottostante. Per adeguare gli attuali spazi presenti al piano primo alle funzioni richieste per la sede comunale si è reso necessario demolire tutte le tramezzature realizzate negli anni che hanno frazionato impropriamente la distribuzione storica. A copertura di tutti questi ambienti, ad eccezione del portico, il progetto prevede un nuovo solaio in legno lasciato a vista. La quota di quest’ultimo, che costituisce il piano di calpestio della terrazza, subirà un abbassamento rispetto all’attuale di circa 70 cm. Tale operazione si è resa necessaria per riportare la quota del solaio a quella storica testimoniata dallo sbarco della scala seicentesca. Una volta conclusa la seconda rampa di scale, oltrepassando il pianerottolo, si giunge in un nuovo spazio coperto concepito come luogo di accoglienza e di passaggio verso la terrazza scoperta sulla quale viene mantenuto il piccolo volume che ospita l’orologio ed il suo meccanismo. 

Per questo nuovo spazio di rappresentanza è stata progettata una nuova copertura a falda con struttura in acciaio concepita volumetricamente quale naturale proseguimento della copertura attualmente presente sul corpo scala e che comunque verrà sostituita con un nuova copertura. Oltre a quella sopra descritta tutte le attuali coperture, gravemente ammalorate e fatiscenti verranno demolite e realizzate con struttura in acciaio.

Per la sala consiliare il progetto prevede la realizzazione di un solaio in legno costituito, nell’orditura principale, da due travi accoppiate sorrette da contrafforti posti a ridosso delle murature perimetrali. La copertura, costituita da un’unica falda, verrà realizzata ad una quota maggiore rispetto a quella attuale per poter rileggere la quota storica d’imposta testimoniata dall’attuale copertura dello scalone posto sul lato sud-est del palazzo. La decisione di modificare la quota della copertura, inoltre, nel programma generale di restauro è legata anche all’eventuale ricostruzione dell’angolo posto a nord-ovest del prospetto principale. Quest’ultimo, interrotto dalla chiesa di San Nicola, potrebbe in un futuro prossimo esser ripristinato e pertanto coperto mantenendo la stessa imposta ed inclinazione dell’adiacente falda con il risultato finale di poter ritrovare, sul prospetto principale, lo stesso allineamento delle coperture e pertanto una maggiore pulizia compositiva.

Per i prospetti il progetto prevede il ripristino di tutti gli elementi decorativi come, ad esempio, le bugne delle aperture del piano nobile anche laddove oramai non sono più leggibili e l’eliminazione di tutte le aperture e le superfetazioni come balconi, aperture di finestre, tettoie, etc.

Per entrambi gli ordini del portico è prevista la riapertura delle murature di rinforzo con finalità strutturali sui quattro fornici del prospetto verso la corte interna.

Il fine è di ripristinare l’immagine originaria e a tale scopo si agirà con la massima attenzione filologica e tramite approfondimento diretto, con sondaggi ed indagini su murature ed intonaci.

SPAZI INTERNI

L'accesso agli spazi interni di questo progetto è consentito solo al personale autorizzato od a persone e a gruppi che abbiano i relativi permessi, tuttavia si permette un facile accesso a persone dalla capacità di movimento ridotte, privilegiando I’uso di rampe e di pavimentazioni antisdrucciolo. L'entrata all’interno dello spazio chiuso dell'edificio e garantito da un duplice percorso. II primo e dato da una scala d’acciaio che scende dalla copertura ed arriva nel grande spazio distributivo (che nell’ante operam era il padiglione A) davanti al punto di controllo. II secondo è determinato da una rampa che, dal portico romano Nord, entra anch’esso nel medesimo spazio, sempre in prossimità del punto di controllo. Anche il materiale da restaurare di piccole dimensioni, entrerà da questo accesso. I pezzi di grandi dimensioni invece entreranno dalla grande porta che si apre a sud-est e che conduce proprio al grande laboratorio di restauro nell’ex padiglione C. Anche qui per assorbire il dislivello presente tra il livello del portico romano e quello del laboratorio e stata progettata una rampa con pendenza inferiore all’8% per agevolare I'entrata di grandi manufatti da restaurare all’interno del laboratorio.

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