TIVOLI - SANTUARIO ERCOLE VINCITORE

 

PREMESSA

II delicato contesto in cui si colloca I'area di intervento ha richiesto, nella fase progettuale. la considerazione e I’analisi dei diversi fattori che hanno portato alla costituzione di un genius loci molto singolare. Gli obiettivi del progetto hanno il fine di preservare il complesso archeologico e le sue stratificazioni restituendone una lettura chiara, considerando allo stesso tempo I’architettura ereditata dal passato come momento vivo e capace di ospitare o generare nuove funzioni che possano sostenersi sinergicamente e continuare a partecipare dell’evoluzione del complesso monumentale del santuario di Ercole Vincitore.

CENNI STORICI

La straordinarietà di questo sito è che sembra ripercorrere attraverso i secoli alcune tappe fondamentali delle mutazioni cognitive umane ed a portarne traccia. I periodi storici più significativi sono quello romano antico rappresentato dal portico, quello della rivoluzione industriale rappresentato dall'intervento del Canevari e dalle cartiere ed infine quello contemporaneo che architettonicamente si distingue per la volontà di riconoscibilità formale e materiale.

II perche si sia insistito a costruire in questo luogo nel corso dei secoli e probabilmente determinato dall’importanza strategica data dalla sua posizione e dalla sua ricchezza d’acqua. Infatti quest’area si trova proprio lungo il percorso della Via Tiburtina Valeria ed era usata come punto di sosta per offrire riposo ed acqua ai viandanti che venivano da Roma ed al loro bestiame.

Nel santuario quindi si compenetrarono da subito la funzione religiosa legata al culto di Ercole e quella commerciale legata alla via di transito. I costruttori decisero infatti di inglobare la via tiburtina all’interno dell'edificio coprendola con una lunga volta. la VIA TECTA, e obbligando i viaggiatori a passare davanti alle taverne ed ai locali commerciali sotterranei che vi si innestavano ortogonalmente.

Per facilitare poi la relazione con gli spazi ipogei del Santuario, erano state create svariate perforazioni sulla volta della VIA TECTA e dei suoi locali annessi, tre delle quali sono tuttora presenti. Nel Santuario si svolgevano dunque le attività più svariate, da quelle religiose a quelle legate al commercio, alla ristorazione e allo svago.

Dopo la caduta dell’impero Romano, la sua grande vicinanza a Tivoli fece si che il Santuario abbandonato divenne poco più che una ricca cava di materiale lapideo che per secoli contribuì alla costruzione di Tivoli. Questo portò ad agevolare la progressiva perdita anche del ricordo delle sue antiche funzioni.

Tanto che lo stesso Piranesi, nelle sue incisioni che rappresentano le rovine del complesso sacro, lo definisce Villa Di Mecenate.

ANALISI E PROGETTO

Questo progetto di valorizzazione dell'area sacra settentrionale si innesta in un lavoro del MIBAC Lazio, più ampio, di recupero e valorizzazione di tutta la superficie dell’antico Santuario. La situazione si presenta attualmente come una volumetria dove i resti industriali si mescolano indifferentemente con quelli romani rendendo illeggibile e confuse le varie fasi storico-architettoniche. Inoltre i massicci interventi di spoliazione e di inserimento brutale di elementi moderni rende ormai irrecuperabile molti elementi architettonici del Santuario primigenio provocando la perdita della sua immagine formale complessiva.

Le operazioni di recupero e di valorizzazione di quest’area si basano su tre scelte: sottrarre criticamente delle superfetazioni, recuperare I’orizzonte che oggi e schermato dalle alte volumetrie industriali e riutilizzare gli spazi recuperabili anche grazie all’uso dell'acqua.

 -         Ristabilire i margini

Attraverso un procedimento che potremmo definire sottrazione critica, si ristabilisce la lettura del porticato che con la sua forma ad L definiva un’ala dell’antica area sacra. Con un'operazione analoga di elimina anche la volumetria industriale che insiste su quello che rimane del basamento del tempio, già fortemente modificato dall'intervento del Canevari.

I resti romani, recuperando gli antichi margini, diventano dunque comprensibili e capaci di offrire la suggestione della loro antica configurazione.

-         Recuperare I'orizzonte

Anticamente il Santuario era come un altipiano panoramico chiuso verso monte ed aperto verso valle. Proprio nella parte di area sacra dove adesso è inquadrato questo progetto si poteva godere la migliore vista da una parte verso Roma, dall'altra verso la scarpata della valle dell’Aniene.

Per ripristinare il panorama anche qui si procede a una parziale sottrazione volumetrica che elimina parte della copertura del padiglione industriale più vicino al teatro.

In seguito si crea una promenade architettonica che lega il lato est del basamento del tempio alla parte terminale del triportico, riproponendo al visitatore un'apertura prospettica a 180' su Roma.

-         Riutilizzo funzionale

II progetto si propone un restauro squisitamente conservativo dei resti romani e un riutilizzo degli ambienti industriali mantenendo la loro spazialità interna. Per il riuso dei quattro padiglioni interessati dal progetto, e fondamentale adeguarli alle condizioni di sicurezza strutturale e di confort previsti dalle normative vigenti per non interferire con il suolo archeologico, tutte le linee impiantistiche sono inserite in copertura, cosi come le 3 unità di trattamento d'aria.

Anche questo intervento prevede in futuro I'utilizzo dell’acqua, questa volta legato alla moderna tecnologia di eco-sostenibilità. Infatti si collocherà un sistema di scambiatori di calore in una piccola superficie ad est dell'area di progetto che. grazie a due sonde collocate nell’adiacente canale di scolo delle acque di Villa d'Este, permette il trattamento dell'aria con un elevatissimo risparmio energetico ed un modestissimo impatto ambientale sull'acqua utilizzata.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

II progetto e caratterizzato da una geometria che si fonda su una serie di rapporti formali, percettivi e logici che rendono la sua forma come il principale strumento di lettura degli equilibri e delle vicende storiche che hanno segnato questo sito.

L'intervento attuale si trova nella duplice posizione di essere sia un'ulteriore addizione sia un elemento critico capace di distinguere ed ordinare le addizioni precedenti.

 -         L'involucro

Le azioni di separazione dell'edificato industriale dal triportico e dalla base del tempio hanno dato come risultato la presenza di un volume "ospite" all'interno dell'area sacra. Tale volume, che conserva le tracce e le partizioni funzionali della Cartiera Segrè. diviene I’elemento centrale del progetto.

Anche se I'ortogonalità che caratterizza i rapporti strutturali e formali del santuario

romano e stata ripresa sia da Canevari sia dai costruttori dei padiglioni industriali. il margine esterno di questo nuovo volume se ne separa parzialmente grazie a un andamento diagonale di un segmento del suo perimetro che determina un suo progressivo allontanamento in corrispondenza dell'angolo del porticato.

Questa forma ha anche la funzione di valorizzare I'apertura orizzontale che permette la comunicazione diretta t r a I'area sacra e la VIA TECTA sottostante. All’esterno questo volume e legato al portico romano tramite due ponti-pensiline che oltre a svolgere la loro funzione distributiva e di collegamento impiantistico hanno il ruolo di mettere in relazione I'archeologia romana. quella industriale e I'intervento contemporaneo. quasi a sottolineare che si tratta di un insieme sinergico nonostante la differente cronologia dei suoi elementi.

Le coperture industriali saranno consolidate senza variazioni geometriche visibili mentre la superficie perimetrale che separa la parte industriale dal portico viene marcata con un cambio di materiale che identifica I'intervento e che marca il margine tra industriale e romano. Ma definisce anche il percorso che permette al visitatore una vista dall'alto dell'area sacra e del panorama. II materiale prevalentemente usato per questa sorta di piattaforma orizzontale e I'acciaio corten quasi come la copertura fosse un elemento tecnico appoggiato ai muri esistenti e dai quali si differenzia. La superficie verticale davanti al triportico viene tamponata da una serie di pilastri d'acciaio che sostengono la copertura dietro cui, separatamente, si colloca una parete di vetro autoportante. Il colonnato contemporaneo entra in relazione visiva con il porticato romano e si differenzia da quest'ultimo non solo per la sua essenzialità formale ma anche per I'irregolarità del suo ritmo. Anche qui si può avere una visione sinottica dei tre principali interventi: da un lato gli archi romani dall'altro i pilastri contemporanei e dietro di loro I'ambiente interno industriale. La facciata che si trova davanti alla basamento del tempio viene invece tamponata con un muro capace, nella sua parte superiore, di assorbire e reggere strutturalmente le curvature delle due volte a sesto ribassato dopo I’eliminazione del corpo di fabbrica a cui erano appoggiate. Nella parte inferiore invece sono presenti delle vetrate che permettono la vista dall’interno verso il basamento del tempio e viceversa. II resto delle superfici verticali viene sottoposto a un restauro conservativo. Solo dove e strettamente necessario sarà collocato un intonaco strutturale mentre negli altri casi sarà preservata la superficie delle pareti inclusi i segni che il tempo, gli agenti atmosferici e i microrganismi hanno fissato su di esse. All’esterno, quella che era I’area sacra del Santuario viene

resa accessibile ai visitatori ripavimentandola in coccio pesto dopo aver effettuato i sondaggi necessari per determinare insieme agli archeologi le parti romane da evidenziare e valorizzare.

In quest'area si dovrà anche determinare un percorso largo dai 2 ai 3m che dall’arco più alto del portico Nord-est conduca fino all’ingresso del laboratorio di restauro principale. Su questo percorso verranno trasportati i pezzi pesanti (o di grandi dimensioni) dal deposito di stoccaggio esistente fino al suddetto laboratorio.

GIARDINO BOTANICO

Entrando nell'alto padiglione E, sotto le vecchie capriate Polanceux, il visitatore percorre una passerella che progressivamente sale di quota e gira intorno a un giardino botanico. Questo Hortus esprime e spiega il profondo rapporto simbo

lico che i romani avevano con il mondo vegetale. La disposizione e la scelta delle essenze vengono studiate partendo dalla rappresentazione mitica per arrivare a rileggere le tecniche codificate dell’assemblaggio vegetale romano, che aveva il fine di esprimere concetti attraverso la rappresentazione simbolica.


Esiste in questa proposta la ricerca di una consonanza logica che lega il mondo del passato al nostro attraverso I' utilizzo una cultura visuale informativa.

L’orientamento di questo giardino (ad Ovest) e il fatto che sorga dove secoli e secoli fa sorgeva probabilmente il bosco sacro del santuario, suggerisce di relazionarsi simbolicamente con il mito di Ercole, attraverso il racconto di una delle sue fatiche: il recupero dei pomi d’oro nel giardino delle Esperdidi.

Si creano due volumi contrapposti, uno rappresenta il continente, l’altro la paradisiaca isola delle Esperidi dove, in un bosco sacro, si trovavano i pomi. Ogni specie botanica è stata scelta tra le piante ed i fiori tipici del territorio di Tivoli che i romani non solo conoscevano ma cui conferivano, secondi rigorosi studi filologici anche un’importante valenza simbolica.

Cosi come I’olivastro selvatico che svetta alto sul continente, simboleggia nodoso il possente Ercole, i melocotogni sono la rappresentazione dei pomi d'oro. I visitatori percorrendo la rampa, su cui, in punti strategici verranno descritte tutte le specie botaniche, salgono fino al livello del canale Canevari. Qui una grande apertura sul muro esterno mostra lorn il canale, nuovamente riempito dlacqua e piu in la il panorama ad ovest, sulla campagna tiburtina.

Proseguendo, si passa sotto la nuova copertura per poi uscire sulla terrazza che porta alla torre Canevari ed alllAntiquarium.

LABORATORI DI RESTAURO

All'interno dei quattro padiglioni denominati A, B, C e D si crea un insieme di laboratori di restauro, dove, più precisamente, nei capannoni A, B e D si inseriscono dei volumi compatti al cui interno i restauratori possano trovare gli spazi di lavoro ed i servizi di cui hanno bisogno mentre nel C troverà sede un laboratorio di restauro per grandi opere. 

La volontà di differenziare i nuovi volumi dal contesto non si esplicita solo con la separazione di questi dai muri esistenti ma anche da una diversità formale e strutturale rispetto al'intorno industriale. 

La geometria di questi volumi non è quindi determinata da una scansione ortogonale ma si appoggia su 3 assi diagonali che trapassano, per mezzo di aperture sui muri I'edificio industriale da una parte all'altra, con una volontà di smaterializzazione e d'inquadramento del portico romano dal percorso che passa per I'orto botanico. 

L'idea principale di distacco della struttura contemporanea dalla preesistenza industriale è esemplificata nel dipinto di Antonello Da Messina "San Girolamo nello studio". 

In questa immagine possiamo osservare uno spazio nello spazio impostato secondo partiture geometriche regolari e di canone. 

In questo progetto lo spazio contenuto fa invece da contrappunto formale allo spazio contenitore. 

Si può vedere meglio I'idea di una serie di stanze di grandezza variabile che coesistono in una relazione simbiotica senza mescolarsi.

In sintesi: il santuario ospita il volume industriale ridefinito che a sua volta ospita i volumi contemporanei.

ACCESSIBILITA’

 -         Promenade panoramica

L'accesso alla copertura avviene dalla strada d'ingresso al complesso e la differenza di quota è superata da una scala e da una rampa (pendenza inferiore all’8%), costruita secondo le normative sull’accessibilità. Durante tutto il percorso panoramico non sono presenti ostacoli o dislivelli e saranno collocati dei punti di sosta con delle sedute per far riposare i visitatori.

-         Spazi interni

L'accesso agli spazi interni di questo progetto è consentito solo al personale autorizzato od a persone e a gruppi che abbiano i relativi permessi, tuttavia si permette un facile accesso a persone dalla capacità di movimento ridotte, privilegiando I’uso di rampe e di pavimentazioni antisdrucciolo.

L'entrata all’interno dello spazio chiuso dell'edificio e garantito da un duplice percorso. II primo e dato da una scala d’acciaio che scende dalla copertura ed arriva nel grande spazio distributivo (che nell’ante operam era il padiglione A) davanti al punto di controllo. 

II secondo è determinato da una rampa che, dal portico romano Nord, entra anch’esso nel medesimo spazio, sempre in prossimità del punto di controllo. 

Anche il materiale da restaurare di piccole dimensioni, entrerà da questo accesso. 

I pezzi di grandi dimensioni invece entreranno dalla grande porta che si apre a sud-est e che conduce proprio al grande laboratorio di restauro nell’ex padiglione C. Anche qui per assorbire il dislivello presente tra il livello del portico romano e quello del laboratorio e stata progettata una rampa con pendenza inferiore all’8% per agevolare I'entrata di grandi manufatti da restaurare all’interno del laboratorio.

ACQUA, ENERGIA E SOSTENIBLITA’

Questo progetto si basa principalmente in due linee guida principali, il primo è il rispetto dei resti archeologici del Santuario. 

II secondo è la funzionalità e la efficienza energetica dell’intervento. Quest’ultimo obbiettivo è perseguito grazie alla risorsa che probabilmente e stata causa del successo di questo luogo: I’acqua.

A qualche decina di metri a nord-est del Santuario c’è una canalizzazione delle acque provenienti dalla Villa d’Este. 

Quest’acqua, che fonti del comune di Tivoli dicono di avere una portata costante di 481 litri al secondo costituisce ancora un’importante risorsa.

II progetto prevede dopo i consueti accertamenti archeologici, la costruzione di una centrale termo frigorifera interrata capace di funzionare in maniera ordinaria sia ad acqua, tramite uno scambiatore di calore. In quest’ultima modalità si otterrebbe un grande risparmio energetico, con diminuzione dei costi e d’impatto ambientale.

L’acqua, benché arrivi già pulita grazie ad un depuratore a monte di Villa d’Este, prima di entrare nel circuito verrebbe ulteriormente depurata da un filtro e usata per raffreddare o riscaldare i sistemi di scambiatori di calore ed espulsa da dove era stata captata, con una minima variazione di calore che si dissiperebbe in poco tempo dopo il rilascio.

 

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