ROMA - EX MATTATOIO

 

I lavori per l’edificazione del nuovo complesso di mattazione del bestiame alle pendici del Monte Testaccio iniziarono ai primi di maggio dell’anno 1888, con la costruzione del padiglione destinato alla pelanda dei suini.

Il nuovo complesso doveva sostituire i macelli esistenti, progettati sotto il pontificato di papa Leone XII e localizzati alle spalle dell’attuale Piazza del Popolo, interessati a quel tempo dalla nuova sistemazione viaria lungo il Tevere e giudicati comunque insufficienti alle esigenze della nuova capitale.
La proposta per insediare un nuovo mattatoio nella zona del Testaccio, insieme a un nuovo quartiere industriale e di residenze “operaie”, fu inserita nei programmi urbanistici della nuova capitale e confermata nel Piano Regolatore del 1883. Nella seduta del 20 maggio 1887 il Consiglio Comunale scelse come nuova sede del Pubblico Mattatoio e Campo Boario un’area posta a ridosso delle Mura Aureliane, di superficie pari a circa 111.800 m2. Del progetto fu incaricato Gioacchino Ersoch, che allora rivestiva il ruolo di direttore della Divisione III (Edilità e Architettura) del Comune di Roma; il progetto fu approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21 luglio 1888, a lavori già iniziati.

L’intervento proposto, oggetto del presente appalto, mira alla piena funzionalizzazione del padiglione interessato per adibirlo a moderno laboratorio di restauro per grandi opere scultoree e dipinti. L’edificio sarà oggetto di lavori di consolidamento, restauro ed impiantistici finalizzati alla creazione di un ambiente di lavoro, studio e scambio di esperienze moderne pur inserito in un contesto storico valorizzato dai lavori previsti.

Per rendere possibile ciò, sono state adottate soluzioni tecnologiche con riguardo agli aspetti strutturali, distributivi e funzionali.Per gli aspetti strutturali si è riscontrata l’esigenza di adeguare l’esistente alle previsioni stabilite DM 14.1.2008 (GU n.29 del 4.2.2008) “Norme tecniche per le costruzioni” e in  particolar modo con la definizione di miglioramento sismico in essa contenuta.

Per i beni di interesse culturale, nelle zone dichiarate a rischi sismico è possibile limitarsi ad interventi di miglioramento sismico effettuando la relativa valutazione della sicurezza ai sensi del comma 4 dell’art. 29 del Dlgs del 22/01/2004 n. 42 “Codice dei Beni culturali e del paesaggio”.
Alla luce di ciò, considerando l’esigenza di non stravolgere l’edificio evitando interventi invasivi, si è scelto di inserire delle fasce di rinforzo strutturali in fibra di carbonio di circa 2 m all’altezza delle finestre nel padiglione da adibirsi a laboratorio grandi statue e grandi tele. Tale rinforzo strutturale appare compatibile con il pregio storico dell’immobile, infatti queste fasce, che hanno un minimo spessore, possono essere applicate a vivo di muro sotto l’intonaco contribuendo in maniera molto significativa al contrasto delle sollecitazioni dinamiche indotte dal sisma.
Tale tecnica, infine, garantisce anche la reversibilità dell’intervento eseguito.


Particolare cura è stata dedicata alla conservazione e al restauro delle capriate in ferro tipo Polonceau. 

La tipologia di intervento consentirà di mantenere la patina di ossidazione ferrosa e le varie stratificazioni di colore delle superfici, si eseguirà quindi una leggera pulitura ed un successivo fissaggio con catalizzatore antiruggine trasparente con il sistema JOS.

Per gli aspetti distributivi, dall’analisi del progetto si è constatato il rischio di promiscuità funzionale in alcuni ambienti che fungono sia da distributivo sia da sede di attività con possibili problemi di efficienza operativa dei restauratori ed addetti alle varie attività. 

Per ovviare a ciò si è scelto di effettuare una ottimizzazione dei percorsi presenti negli ambienti da adibire a laboratorio.

Il progetto propone un codice di riconoscibilità del linguaggio architettonico di progetto rispetto all’esistente. 

Tutte le partizioni murarie di nuova costruzione verranno a configurarsi come elementi riconoscibili rispetto al sistema esistente senza occultare la forma, la spazialità ed i materiali propri dell’edificio industriale della fine dell’ottocento.

Tale riconoscibilità viene realizzata sia con l’utilizzo di materiali tradizionali quali il legno e la lamiera d’acciaio utilizzati in foggia e con trattamenti superficiali moderni, sia con l’utilizzo di “contenitori” formalmente distinguibili e strutturalmente distinti dal complesso esistente. Tale differenziazione avverrà anche per funzione, in quanto i contenitori rivestiti in legno rappresenteranno le parti direttamente fruibili dai lavoratori per servizi (wc e spogliatoi), mentre i contenitori in lamiera stirata avranno un ruolo strettamente funzionale come armadi ventilati (armadi a tenuta stagna con ventilazione autonoma).

Per gli aspetti funzionali si privilegeranno tutti gli elementi che possano portare ad un aumento delle prestazioni, in termini tecnologici, degli ambienti da adibire a laboratori di restauro. Particolare attenzione è stata data a tutte quelle migliorie funzionali volte a facilitare le lavorazioni previste nei laboratori ed a migliorare lo standard di sicurezza in relazione alle attività da svolgere negli ambienti oggetto di intervento. Verrà inserita la struttura del carroponte, per la movimentazione delle opere di grandi dimensioni fino a 5 t che presenterà un ulteriore miglioria funzionale data dalla dimensione di scorrimento maggiore a quella prevista di circa 7,5 m. Particolare importanza è stata data al tema della parete attrezzata. Si è immaginato di realizzare una divisione mobile tra i due laboratori e realizzare diversi “punti attrezzati” distribuendo i servizi negli ambienti di lavoro in prossimità degli utilizzatori. Di conseguenza il progetto prevede una parete scorrevole totalmente apribile. Tale parete divisa in sei pannelli accorpabili, corre e ruota di 90° lungo la parete perimetrale, in modo da lasciar completamente libero lo spazio interno. La parete attrezzata prevista dal progetto si configura nel presente progetto come un sistema che prevede oltre ad una parete attrezzata, sulla parete di fondo dei laboratori, una serie di otto punti attrezzati posizionati nelle aree di lavoro in corrispondenza dei pilastri metallici che sostengono il carroponte. La parete attrezzata si configura come un elemento ad alto contenuto tecnologico dove troveranno posto sia gli elementi tecnici degli impianti (come le griglie di ripresa, la casse di amplificazione) sia i materiali e le strumentazioni da utilizzare nelle operazioni di restauro. Inoltre nell’area superiore sarà realizzata una superficie a schermo da utilizzare per proiezioni effettuate tramite un proiettore fissato a soffitto e collegato alla rete dati dei laboratori e degli altri locali.

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